11/LUG/2024Francesco PiggioliFeatured, Sport, L'Angolo del Piggio
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Zirkzee saluta e va a Manchester: più svolta tecnica che sacrificio

Ricordate la favola della volpe e l'uva? C'entra, ma solo fino ad un certo punto.

La tendenza a sminuire quel che non si può raggiungere o, come in questo caso, non si può più avere è un viziaccio quasi inestirpabile dell'animo umano. L'orgogliosissima Bologna, sempre traballante sul precipizio dell'autoreferenzialità, non fa certo eccezione. Eppure, risolvere la questione dell'addio di Joshua Zirkzee in direzione Manchester United solo con l'antichissima chiave di lettura di Esopo sarebbe a dir poco riduttivo. All'inizio di una sessione che ha già fatto registrare il benvenuto alla nuova coppia di terzini, Emil Holm e Juan Miranda, oltre all'ultimo arrivato nella batteria delle ali d'attacco Nicolò Cambiaghi (in città per le visite mediche), il Bologna si prepara a salutare quasi con disincanto il giocatore simbolo per eccellenza dell'era Thiago Motta, reduce da un Europeo da comparsa con l'Olanda freschissima di dolorosa eliminazione in semifinale per mano proprio di quell'Inghilterra destinata a diventare sua patria provvisoria. Semplice fine di un'era o reazione “da volpe e uva” per nascondere un sacrificio doloroso? La uno, quasi senza dubbio.

In un biennio scarso, l'intrigante e riccioluto funambolo orange partito come riserva del totem Marko Arnautovic si è trasformato in splendido cigno sotto la sapiente guida del tecnico italo-brasiliano. Che esattamente un anno fa, proprio di questi tempi, di fronte ai primi mal di pancia dell'austriaco non esitò un secondo a spingerlo sull'uscio per dare fiducia al talento classe 2001. Parve ai più un mezzo azzardo, si rivelò invece una delle scelte più felici dell'ultracentenaria storia rossoblù. Il Bologna da Champions League iniziò a germogliare attorno a quel cambio della guardia in attacco, dove Thiago intuì prima di tutti che quel ragazzone dal sorriso gentile avrebbe potuto rappresentare uno dei suoi migliori alfieri possibili e immaginabili in campo nonché un prezioso complice per srotolare il calcio futurista che aveva in mente. I dodici goal ufficiali sono solo la punta dell'iceberg: più ancora che con le esultanze Joshua ha inciso con assist, intuizioni, movimenti con e senza palla, doti da regista occulto. Tutto molto bello, indimenticabile, irripetibile. Ma quello era il Bologna dello scorso anno, quello era il copione di Thiago Motta.

Ora, sulla panchina rossoblù siede Vincenzo Italiano. Che in materia ha legittimamente le sue idee: a sensazione, molto diverse. Sempre a sensazione, fin dalle sue prime parole bolognesi ormai risalenti ad un mese fa non è mai trapelata l'imprescindibilità di Joshua Zirkzee. Un po' per ovvie ragioni di opportunità: sulla testa dell'attaccante pendeva pur sempre una clausola rescissoria da 40 milioni che imponeva al Bologna il ruolo di spettatore degli eventi e di questo aspetto naturalmente il nuovo allenatore è stato al corrente fin dal primo istante (anche se gli ultimi spifferi raccontano di un accordo tra rossoblù e United per una cifra superiore ma dilazionata nel prossimo triennio). Un po' tuttavia anche per motivi tecnici. Non è un mistero: per le linee guida del suo calcio Italiano predilige un bomber più tradizionale, più goleador, più smaliziato in area, più bravo a lavorare negli ultimi venti metri, più finalizzatore che creatore. Per capirci: se dovesse riesumare un centravanti dal cimitero monumentale rossoblù, sceglierebbe Alberto Gilardino e non Rodrigo Palacio. La rinuncia obbligata a uno come Zirkzee non gli toglie il sonno, da quel che se ne deduce. Per il suo attacco, meglio passare all'incasso e dirottare una bella fetta di quattrini su un profilo come quello di Fotis Ioannidis, corazziere classe 2000 del Panathinaikos. Anche se la trattativa con i greci si sta rivelando durissima.

Insomma, per quanto fosse annunciato ormai da settimane, l'addio di Joshua inevitabilmente si lascia dietro un velo di malinconia per tutto quello che è stato. Per la magia di una stagione unica che ancora si respira nell'aria, per le tante copertine conquistate da quei riccioli intrisi di classe cristallina. Nel calcio, un po' come nella vita, i verbi di valore superiore sono tuttavia quelli coniugati al futuro. E, per tante ragioni, Zirkzee a Bologna non può essere altro che il passato. Poi, come sempre accade sui titoli di coda di un grande amore, la separazione fa male. Più ai tifosi che al nuovo corso tecnico, ecco.

 

Francesco Piggioli

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