9/GEN/2019Stefano ZaneriniSport, L'Angolo del Piggio
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CALCIO - BOLOGNA, la vera impresa ora è vendere gli "incedibili" - di Francesco Piggioli

Abbandonate il calciomercato e pensate per un attimo alla remotissima eventualità che sabato sera il Bologna sbatta fuori la Juventus dalla Coppa Italia nella sfida secca degli ottavi di finale.

Fatto? Ecco, il colpaccio che attende gli addetti alle trattative rossoblù in questi giorni si avvicina al sogno proibito sopraccitato. Senza esagerare. Delle asperità della sessione invernale si sa tutto: mercato difficile, specie se il budget è ridotto allo zero virgola e se ogni eventuale nuovo innesto deve accompagnarsi ad un addio. E' il caso del Bologna, sotto entrambi i punti di vista. Dopo aver sistemato le urgenze più impellenti per mister Inzaghi con l'arrivo della coppia Soriano-Sansone, il D.S. Bigon si trova adesso di fronte un grosso ostacolo prima di poter procedere con ulteriori operazioni in entrata (che saranno almeno un paio e riguarderanno il pacchetto difensivo). Ovvero, lo sfoltimento di un organico che pullula di esuberi. A partire proprio dalla retroguardia. Per far entrare un centrale e un terzino, due o tre elementi debbono salutare la compagnia. Inzaghi ha chiesto un difensore in grado di disimpegnarsi nella linea a tre (possibilmente sul centro-sinistra) e un laterale di esperienza da mettere in competizione con Mattiello e Dijks, che almeno sulla carta sarebbero i titolari delle rispettive corsie. A logica, dunque, le uscite sono previste in questi stessi settori. Tra i sicuri partenti del reparto arretrato c'è la meteora Nehuén Paz, che fin qui ha visto il campo solo nella sfortunata parentesi di fine settembre allo Stadium contro la Juve: 90' prima di finire nel dimenticatoio, tra panchina e tribuna. L'argentino classe '93 potrebbe fare rientro in patria oppure passare in prestito al Lecce, che stando a quanto riporta Il Resto del Carlino ha preso informazioni su di lui nelle scorse settimane. Oltre a lui, si cercherà di piazzare anche uno tra Sebastien De Maio e Giancarlo Gonzalez: impresa ardua, dal momento che entrambi vantano ingaggi proibitivi per i ceti più umili della Serie A (poco meno di un milione di € annuo a testa). Mica briciole per chi ha addirittura faticato a trovare spazio nel deludente Bologna del girone d'andata, anche se l'improvvisa ed imprevista esplosione di Calabresi ha certamente contribuito a confinare in un angolo la coppia portata in rossoblù da Bigon due estati fa.

A centrocampo i movimenti dovrebbero essere ridotti all'osso, poiché con l'ingresso di Soriano e con il pieno recupero di Donsah Inzaghi si ritrova in mano un buon ventaglio di opzioni sia sul piano numerico sia a livello tattico. Potrebbe partire Ladislav Krejci, che ha mercato nella sua Repubblica Ceca ma che fin qui è stato considerato quasi sempre un membro della batteria dei terzini: nel caso, come riportato sopra, a sostituirlo sarebbe un esterno con altre caratteristiche (vedi Dusan Basta in uscita dalla Lazio o Luca Antonelli dell'Empoli, pupillo di Inzaghi dai tempi milanisti). Situazione molto meno fluida in attacco, dove alla luce dell'approdo in rossoblù di Sansone sono almeno un paio i giocatori finiti ai margini delle rotazioni di Inzaghi: il riferimento è a Diego Falcinelli e al solito Mattia Destro. Su Falcinelli in estate il tecnico e i dirigenti riponevano aspettative tali da giustificare lo scambio alla pari con Federico Di Francesco pur di strapparlo al Sassuolo. Questioni tattiche, si disse: in effetti nel 3-5-2 al fianco di una punta fisica e di stazza come Santander l'ex Crotone avrebbe dovuto offrire il meglio di sé, cosa che puntualmente non è avvenuta. Non a caso, con il rientro di Palacio nella seconda metà del girone d'andata Falcinelli si è visto all'opera con il contagocce: l'unico goal della sua fin qui deludente esperienza bolognese è arrivato proprio contro l'amato Crotone, nei sedicesimi di Coppa Italia. Troppo poco per un attaccante che si sacrifica come pochi in fase di non possesso ma che fatica terribilmente a vedere la porta. Al netto delle difficoltà attuali, Falcinelli continua ad avere più di un estimatore in Serie A: il Parma è alla finestra, il Frosinone ha fatto più di un sondaggio.

La vera zavorra del Bologna di oggi risponde però al nome di Mattia Destro: 2 milioni di stipendio spalmati sulla miseria di 9 apparizioni stagionali (di cui appena due dall'inizio) per un re da tempo senza trono. Inutile girarci attorno, inutile far finta di niente: per costi e pedigree Destro non potrà mai riciclarsi come normale rincalzo in questo Bologna. Giocatore e club si sono trovati di fronte al bivio decisivo la scorsa estate. Chiusa l'era Donadoni, la società avrebbe potuto osare un ultimo e disperato tentativo di rilancio del singolo di gran lunga più costoso della gestione Saputo. Se davvero avesse creduto in lui, se davvero si fosse fidata della sua voglia di rivalsa. Invece sono arrivati prima Inzaghi in panchina e poi l'indispensabile Santander nel cuore dell'attacco. Verdetto chiaro e semaforo rosso per Destro. Finiamola allora qui, con almeno sei mesi di ritardo. Prima che la situazione diventi irrimediabilmente dannosa per il club e per il ragazzo stesso, che a 27 anni ha il dovere e il diritto di provare a ricostruirsi una carriera altrove. Di un nuovo Acquafresca incollato alla poltrona in barba ai responsi del campo non se ne sente davvero il bisogno.

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